WARDRUNA – il concerto del 22 gennaio a Milano nel nostro live report!
WARDRUNA – Teatro Dal Verme, Milano – 22 gennaio 2023
Parole e foto di Davide Sciaky
Sono passati vent’anni da quando Einar Selvik, all’epoca batterista dei Gorgoroth, fondò i Wardruna, e quattordici anni dalla pubblicazione del primo disco… e finalmente, a più di due anni dall’annuncio, abbiamo potuto assistere alla loro prima data italiana di sempre.
Come tanti altri concerti, anche quello dei norvegesi è stato costretto a venire rimandato più volte a causa della pandemia, ma questo non ha spento minimamente l’entusiasmo dei fan italiani, impazienti di poter finalmente assistere al rituale dei nostri.
Anzi, nonostante gli spostamenti la domanda è stata tale da spingere il promoter a raddoppiare la data e i due concerti hanno rapidamente registrato un tutto esaurito. Un successo che speriamo possa convincere la band a tornare da queste parti senza farci attendere così tanto tempo.
La serata inizia con un’atmosfera carica di aspettativa, la folla è ansiosa di assistere al primo concerto italiano dei Wardruna. Il gruppo prende il palco in mezzo allo scosciante applauso dei fan e, in un attimo, con la sua fusione unica di musica tradizionale norvegese, canti antichi e suoni naturali, conquista tutti i presenti.
I sei musicisti si alternano tra percussioni, fiati, strumenti a corda e voci, diffondendo suoni ancestrali suonati con strumenti antichi che creano un’atmosfera suggestiva e ipnotica.
Si apre con Kvitravn, title-track dell’ultimo album, ma la setlist andrà a toccare tutta la discografia del gruppo.
La combinazione della voce profonda di Einar con quella più delicata di Lindy Fay Hella crea intrecci musicali che colpiscono in fondo al cuore tutti i presenti, facendo venire la pelle d’oca a più riprese.
Il pubblico risponde con entusiastici applausi tra una canzone e l’altra, momenti in cui i musicisti riprendono il fiato senza mai rivolgersi agli spettatori. La musica è unica protagonista e sembra quasi che ogni gesto dei musicisti segua un rituale.
Indimenticabile l’esecuzione di Voluspá, suonata da un Selvik solitario rimasto in mezzo al palco solo insieme alla sua lira scandinava.
Raggiunto ormai quasi il termine del concerto per la prima volta il leader del gruppo si rivolge al pubblico, prima per ringraziare del grande entusiasmo, poi per introdurre uno degli ultimi brani, la toccante Helvegen. Il brano è un canto funebre che, come raccontato da Einar, serve per accompagnare i defunti nel loro viaggio dopo la morte, e questo pezzo commuove profondamente il pubblico che esplode in una lunghissima standing ovation.
Il cantante, con un gran sorriso stampato in faccia davanti alla caldissima risposta dei fan italiani, prende in mano per l’ultima volta la sua lira e si lancia nell’ultimo pezzo della serata, Snake Pit Poetry, canto che la leggenda vuole che Ragnar Lothbrok abbia intonato poco prima di morire nella fossa di serpenti in cui si trovava.
L’ennesima standing ovation sentitissima accompagna i musicisti, che ringraziano e si allontanano dal palco.
Al termine della serata siamo sicuri che nessuno dei presenti dimenticherà presto quello che è stato più vicino ad un rituale che ad un concerto, un’esperienza toccante e profonda che ha toccato nell’anima tutti gli spettatori accorsi a Milano.