URIAH HEEP il live report della data a Londra

URIAH HEEP il live report della data a Londra

URIAH HEEP il live report della data a Londra

Uriah Heep + April Wine + Tyketto – London Palladium, 26 febbraio 2025 – il live report della data a Londra: parole e foto di Terry Palamara

The Magician’s Farewell, l’addio del mago: le leggende del rock britannico Uriah Heep sono in tour per portare in viaggio, per un’ultima volta, quella figura simbolica che da sempre è indissolubilmente legata alla loro epopea musicale.

Sebbene il titolo possa suggerire un imminente congedo dai live per Mick Box e compagni, però, la tournée mondiale si protrarrà per almeno un ulteriore triennio, anche se, al momento, non figurano  date italiane nel loro itinerario.

Ecco il resoconto del concerto tenutosi lo scorso 26 febbraio a Londra, la loro città, in un Palladium gremito: il rinomato teatro nel cuore della capitale britannica, con una capienza di 2.286 posti, ha registrato il tutto esaurito.

TYKETTO:

Nella leg britannica di The Magician’s Farewell, il tour annovera tra le band di supporto gli April Wine (di cui avremo modo di disquisire più avanti) e i Tyketto

La ormazione hard rock statunitense è stata fondata dall’ex voce dei Waysted, Danny Vaughn (i Tyketto non prenderanno parte alle successive tappe europee), ancora alla guida.

I newyorkesi calcano il palco con impeccabile puntualità alle 18:55 e, in un set di quarantacinque minuti, ripercorrono tre dei cinque capitoli discografici della loro carriera.

A dominare la scaletta sono i brani tratti dal loro esordio del 1991, Don’t Come Easy, tra cui risaltano la suggestiva ballad Standing Alone e la conclusiva hit Forever Young, il tutto impreziosito da raffinate tessiture di tastiere e assoli virtuosi.

Una performance energica, eseguita con slancio da una realtà la cui parabola è stata costellata da travagli e due prolungate interruzioni, ma che oggi si presenta con un rinnovato assetto.

Da segnalare la presenza di Chris Childs al basso, momentaneamente in pausa dai Thunder, e di Johnny Dee, storico batterista di Doro.

Il loro hard rock dal marcato imprinting AOR scalda un Palladium ormai quasi al completo.

È opportuno ricordare che la venue prevede esclusivamente posti a sedere, persino nella sezione “parterre”, a sottolineare il suo carattere teatrale, esaltato da un’estetica interna sontuosa e da un fascino classico senza tempo.

APRIL WINE:

Quasi impensabile, per una band con una storia così longeva come quella dei canadesi April Wine, che questa rappresenti il loro prima concerto su suolo britannico in oltre quarant’anni, precisamente dal 27 gennaio 1981.

L’attesa è palpabile, per alcuni dei presenti persino più intensa di quella per gli Heep, che, sebbene profondamente amati, hanno offerto innumerevoli e memorabili tour su suolo inglese nel corso di oltre cinque decadi.

Formatisi nel lontano 1969, gli April Wine sono stati a lungo guidati dal carismatico cantante e chitarrista Myles Goodwyn, che ha condotto la formazione fino alla sua morte nel 2023.

Oggi, della line-up originale – così come di quella dell’esordio omonimo del 1971 – non rimane traccia, ma, guidati da Brian Greenway, gli April Wine regalano un’esibizione dalla forte presenza scenica

Una selezione di brani coinvolgente, caratterizzati da un hard rock immediato e macchiato di sonorità NWOBHM.

Quattro pezzi provengono dall’album The Nature Of The Beast, tra cui Big City Girls, che fa scatenare il pubblico – ormai impaziente di abbandonare le poltroncine di velluto rosso.

Un entusiasmo contagioso, nonostante l’età media piuttosto elevata e, in fondo, era difficile aspettarsi un pubblico di ventenni a un evento di questo tipo.

Il loro set si conclude in grande stile con una notevole reinterpretazione di Sign Of The Gypsy Queen, cover di Lorence Hud.

Titolo e le tematiche evocano l’atmosfera perfetta per introdurre gli headliner della serata, suscitando nel pubblico un ricordo di un’altra, più celebre, Gypsy.

URIAH HEEP:

Nessuna introduzione necessaria per gli inglesi Uriah Heep. Attivi dal 1969, così come gli April Wine, hanno già celebrato con orgoglio il traguardo del mezzo secolo di carriera, attraverso cofanetti, tour e altre iniziative commemorative.
>Nel corso degli anni hanno visto il susseguirsi di numerosi compagni di viaggio, ma al timone della nave resiste immutato Mick Box, unico membro fondatore rimasto, custode intransigente dello spirito e dell’eredità del gruppo.

Dalle 21.00 alle 22.30, gli Heep – con il cantante Bernie Shaw in prima linea sin dal debutto del 1986 – regalano un set che si erge come un inno alla loro gloriosa carriera.
Si comincia con Grazed By Heaven e Save Me Tonight, tratte rispettivamente da Living The Dream (2018) e dal più recente Chaos & Colour (2023).

Due album che testimoniano come la band non abbia mai abbassato l’asticella, pur attraversando talvolta deviazioni stilistiche – non sempre apprezzate dai più – come negli anni Ottanta, epoca di sperimentazioni più osate.
Gli ultimi lavori, tuttavia, hanno ribadito con vigore l’energia e la solidità compositiva del gruppo, confermate in modo ancor più palese dal vivo.

Bernie Shaw, incessante, corre da un lato all’altro del palco, e la sua voce risulta praticamente impeccabile. Mick Box, invece, rimane stabile sul lato sinistro, meno in evidenza rispetto ad altre esibizioni recenti, ma il suo carisma resta inalterato.

Pur pronunciando poche parole, riesce a dialogare con il pubblico attraverso sguardi, gesti e una mimica teatrale che accompagna i suoi lunghi e scenografici assoli. Anche nell’ombra, è un protagonista indiscusso, alla pari di Shaw.

La formazione, ormai consolidata da tempo, vede al fianco dei due veterani Phil Lanzon alle tastiere, Dave Rimmer al basso e il deflagrante Russell Gilbrook alla batteria.

Il concerto prosegue con una sequenza di classici intramontabili: da The Magician’s Birthday vengono proposti tre brani, Sunrise, Sweet Lorraine e, naturalmente, la title track, arricchita da un duetto strumentale tra Box e Gilbrook certamente degno di nota. Data la denominazione del tour, questo pezzo non poteva mancare.

Impossibile individuare un momento che emerga sugli altri, tanto è solida la performance collettiva. La struggente introduzione di The Wizard – tratta dall’influente Demons & Wizards del 1972 – però, regala uno degli attimi più emozionanti della serata.
Mick Box si sposta al centro del palco, mentre Bernie Shaw lo abbraccia con affetto, presentandolo al pubblico come il suo miglior amico.

Un gesto che suggella l’intesa e la fratellanza che ancora oggi uniscono i due. L’ultima parte del set è una cavalcata trionfale attraverso la loro storia, con una sequenza di alcuni tra i loro pezzi più apprezzati.

Gypsy, July Morning, Sunrise ed Easy Livin’ si succedono per un finale esplosivo, e molti spettatori, travolti dall’entusiasmo, si riversano sotto il palco, ignorando le richieste dello staff di rimanere ai propri posti.

Se questo fosse davvero un congedo, sarebbe degno di una carriera straordinaria, costellata di album e tour memorabili. Ma l’addio, forse, non sarà definitivo.
Oltre alla durata del Farewell Tour, Bernie Shaw lascia intendere che gli Heep non hanno alcuna intenzione di fermarsi.
Il frontman confessa infatti che la band ha già iniziato a lavorare su nuove idee che potrebbero dar vita al ventiseiesimo disco in studio. E noi siamo qui, pronti ad attenderlo.

Setlist:
Grazed by Heaven
Save Me Tonight
Overload
Shadows Of Grief
Stealin’
Hurricane
The Wizard
Sweet Lorraine
Free ‘n’ Easy
The Magician’s Birthday
Gypsy
July Morning

Encore:
Sunrise
Easy Livin’

URIAH HEEP il live report della data a Londra

Ferruccio Bortolotti

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