UADA + Panzerfaust – Parma, Circolo Arci MU, 31 luglio 2022: il nostro live report
UADA + Panzerfaust
Parma (PR), Circolo Arci MU, 31 luglio 2022
Parole e foto di Filippo Contaldo
Nell’ambito dell’ampia offerta live italiana a cavallo tra luglio e agosto di quest’anno, sarebbe certamente stato un delitto non approfittare dell’unico concerto sul suolo nazionale del dinamico duo nordamericano costituito dagli americani UADA e dai canadesi Panzerfaust, due band dallo stile certamente molto diverso ma accomunate comunque dalle profonde radici black metal e da una notevole resa live.
Complice sicuramente il periodo in cui molte persone sono già in ferie oltre alla concomitanza di altri eventi interessanti nel Nord Italia, il pubblico presente presso il Circolo MU, nella sua configurazione “open air” quindi con il palco installato all’esterno del locale, non è stato certo quello delle grandi occasioni; ciononostante, l’atmosfera dell’evento è stata ottima e i presenti hanno potuto assistere a due esibizioni solide e convincenti. Nota di colore: buona parte del cortile del MU era ornato da un pergolato di glicine bianco e rosa (verosimilmente di plastica) e il contrasto fiori finti / black metal non era così male.
Panzerfaust:
I quattro dell’Ontario si palesano poco dopo le ventuno e quindici ed è sufficiente osservare il loro posizionamento sul palco per precipitare subito in quell’atmosfera oscura che informa la musica e le performance dal vivo della band; agli estremi laterali il funereo chitarrista Brock Van Dijk e il bassita Thomas Gervais, in centro, leggermente arretrata, la batteria nelle mani di Alexander Kartashov e infine, dietro a questa, il cantante Goliath.
Nomen omen, vista la sua imponente fisicità, incappucciato e ornato da una tunica con una vistosa collana di ossa ha dominato la scena con il suo profondo growl e la sua posa stentorea. Dopo una breve intro registrata, la band canadese ha scatenato subito tutta l’energia di cui dispone; fondamentale il ruolo della sezione ritmica, con il drumming complesso e intricato di Kartashov a sorreggere le apprezzabili linee di basso formate da Gervais e altrettanto importante l’impatto live della doppia voce scream/growl di Van Dijk e Goliath.
Un’esibizione coinvolgente e convincente, durata circa un’ora e culminata con il brano Tabula Rasa tratta dall’ultima fatica The Suns of Perdition – Chapter III: The Astral Drain; l’esperienza quasi ventennale dei Panzerfaust si è vista tutta e il pur non oceanico pubblico ha risposto con grande entusiasmo. Coheadliner.
UADA:
Leggermente in ritardo rispetto all’orario previsto delle ventidue e trenta, salgono su un palco totalmente al buio i quattro ragazzi dell’Oregon.
Una volta posizionatisi in scena, ecco che si accendono quattro luci bianche rivolte verso l’alto a creare un suggestivo effetto silhouette nera così gli astanti da pochi metri potessero vedere suonare solo quattro ombre indistinte e spersonalizzate. Il concerto dura circa quarantacinque minuti e consta di brani pescati da tutti e tre gli album pubblicati finora dalla band.
L’inizio è subito tirato con The Purging Fire, il pubblico, rimpolpato di qualche unità rispetto a un’ora prima, si ingaggia subito in un convinto headbanging mimando i numerosi assoli con un insistito air guitar. Le due chitarre suonate da Jake Superchi e da James Sloan si intersecano negli intrecci maideniani e priestiani che tanto sono cari a questa band, il cui sound è fortemente ispirato ai Dissection, anche se con l’ultimo album Djinn ha dato un’impostazione ancor più classica al black metal melodico e intenso che è il loro marchio di fabbrica.
Tanta la qualità portata in quel di Parma dagli americani, che alla pari dei loro predecessori avrebbero meritato di suonare davanti a un pubblico più nutrito, ma tant’è; gli UADA si sono accomiatati con i dieci tirati minuti di Black Autumn, White Spring, scendendo dal palco buio senza saluti e senza encore. Dal pubblico si sente qualcuno che dice “ma non salutano?”; eh no, questo è black metal.
Setlist UADA:
The Purging Fire
Djinn
Devoid of Light
Cult of a Dying Sun
Black Autumn, White Spring