PAUL DI’ANNO (17.05.1958 – 21.10.2024): RUNNING FREE
PAUL DI’ANNO (17.05.1958 – 21.10.2024)
RUNNING FREE
Paul Di’Anno (nato Paul Andrews) per molti è stato una figura mitica, soprattutto perché pochi possono dire e ricordarsi di averlo visto in azione con gli Iron Maiden tra il 1978 e il 1981. Per molti fan, specialmente quelli più giovani, “il cantante” degli Iron Maiden è sempre stato Bruce Dickinson, quello che ha portato la band al successo planetario. Ma tutto ciò non sarebbe successo senza il contributo fondamentale di Paul Di’Anno sui primi due album.
Nell’estate del 1980 ho letteralmente consumato il disco d’esordio degli Iron Maiden, avevo 18 anni, e quindi a settembre, quando c’è stata la possibilità di vederli suonare dal vivo di spalla ai Kiss, non me la sono fatta scappare. E ancora ho visto Paul in un concerto intero a Torino il 3 aprile 1981. Era già uscito il secondo album, Killers, e quindi i nostri hanno potuto scatenarsi per un’ora e mezza con tutti i loro pezzi più ruggenti.
Ed è così che voglio ricordare Paul Di’Anno, fiero, spavaldo, scapigliato, un vero hooligan senza controllo, un punk prestato all’heavy metal che con il suo spirito selvaggio e senza freni ha marchiato a fuoco la prima era della band, quella della NWOBHM. Era in periodo in cui queste sonorità nuove, tese, roventi, stavano forgiando una nuova generazione di band, che magari non avevano la classe di quelle degli anni 70, ma erano più potenti, più veloci, più aggressive e avevano un impatto notevole sul pubblico. E Paul era perfetto per comunicare con quel tipo di pubblico perché era genuino, immediato e sprigionava un’enorme energia sul palco col chiodo e i capelli sparati in alto.
La sua forza è stata anche la sua rovina perché Paul era il prototipo della rockstar libertina che indulgeva in alcol, droghe e sesso e alla fine non ha retto alla pressione di una band di professionisti che era fatta per conquistare il mondo. Eppure quei due album gli sono bastati per passare alla storia e non c’è stato concerto da allora, con le sue innumerevoli band, in cui non abbia riproposto i classici di quei primi due album degli Iron Maiden. Paul Di’Anno non era un tipo comune fatto per seguire regole e piani a lunga scadenza, era un impulsivo e un istintivo, ma dotato di grande cuore e di una passione infinita per il metal che lo ha portato a cercare di riciclarsi nel nostro mondo fino all’ultima creatura che ha messo in piedi durante la sua permanenza in Croazia per curarsi, i Warhorse.
Di fatto Paul Di’Anno non è mai cambiato, è sempre rimasto il solito hooligan combina-guai di cui possiamo leggere nella sua biografia The Beast. Se fosse vero solo metà di quello che racconta, sarebbe già così una delle vite più dissolute, folli e sconclusionate del mondo del rock, tra periodi passati in prigione, malattie, risse, incidenti, processi, mogli e figli sparsi per il mondo, progetti musicali iniziati e poi mollati dopo pochi anni. Paul Di’Anno non si è fatto mancare niente e alla fine ha pagato il prezzo di una vita di stravizi perché gli ultimi anni della sua vita li ha passati su una sedia a rotelle a curarsi dei gravissimi problemi di circolazione alle gambe finchè dei fan lo hanno portato a curarsi in Croazia e hanno tentato di rimetterlo in piedi, letteralmente, con diverse operazioni.
Sembrava tutto andare per il meglio, la speranza di una guarigione, il ritorno sui palchi, una nuova band e un nuovo disco uscito da pochi mesi. Evidentemente era destino che non ci fosse un lieto fine in questa storia, ma Paul Di’Anno può andare sicuro di una cosa: non sarà dimenticato e le canzoni di cui è stato protagonista resteranno nella storia e si ascolteranno per sempre.
Quando Rock Hard è partito con la sua avventura in Italia nel 2002, per celebrare l’evento è stato organizzato un concerto che ha visto proprio Paul Di’Anno come protagonista. In seguito ho avuto modo di intervistarlo diverse volte. Era una persona certo senza peli sulla lingua anche se un po’ contraddittorio nelle sue dichiarazioni. L’ultima volta che l’ho visto di persona è stato al festival di Metalitalia l’anno scorso dove, seppure affaticato, voleva stare a firmare autografi e fare foto con i fan, il suo pubblico, la sua ragione di vita.
E il suo pubblico non l’ha mai abbandonato consapevole che con la sua voce in quei primi due dischi ha fatto la storia del metal.
Finalmente ora Paul potrai “correre libero”. Fa buon viaggio!
Stefano Cerati
Milano 21.10.2024