OPETH/VINTAGE CARAVAN – Milano, Teatro Arcimboldi, 27 Settembre 2022: il nostro live report!

OPETH/VINTAGE CARAVAN – Milano, Teatro Arcimboldi, 27 Settembre 2022: il nostro live report!

OPETH/Vintage Caravan
Milano, Teatro Arcimboldi
27 Settembre 2022

Parole di Barbara Volpi
Foto di Paolo Manzi

Partiamo dalla fine: un Teatro Arcimboldi per lo più gremito di metallari, giovani e non, si alza in piedi ad applaudire più volte con una standing ovation una performance strepitosa. MikaelÅkerfeldt si schermisce quasi intimidito e, sorpreso, raduna i suoi  che in modo piuttosto scomposto ringraziano inchinandosi mentre gli applausi continuano a scrosciare.

Poco prima il cantante aveva trascinato gli Opeth in un medley dei loro migliori pezzi, che dal pubblico continuavano a venire richiesti a gran voce. “Michele, facci questo, Michele facci quest’altro, bravo Michele” urlavano dalla platea. E lui, chiacchierone, parlando di pizza (abbastanza uno stereotipo degli artisti stranieri), di come aveva cercato di raggiungere nel pomeriggio il centro di Milano e raccontando aneddoti sulla prima volta che era stato nel Bel Paese molti anni fa, si è impegnato ad accontentare tutti.

Sembrava di avere tanto lui voglia di esibirsi (dopo il concerto rimandato più volte a causa della pandemia), quanto l’audience di seguirlo. La musica degli Opeth non è solamente ben suonata: è un prog metal colto, con richiami alla musica classica nella costruzione di brani descrittivi, stratificati, che si aprono in paragrafi complessi.

Il pubblico apprezza entusiasta, riconosce il talento e la professionalità (mica tutti i metallari sono dei bufali ignoranti) sia quando la voce è un growling violento, sia quando diventa una carezza melodica che apre ballate eleganti. Seven Bowls, Demon Of The Fall, Ghost Of Perdition, The Laper Affinity si susseguono ripercorrendo il curriculum vitae di questo gruppo svedese che è stato davvero seminale e d’esempio per molti altri.

Si prosegue con Nepenthe, The Devil’s Orchard ed è oramai una certezza che la band sa elargire una qualità che la rende una fuoriclasse. Dopo Lotus Eater il gruppo esce dal palco, per rientrare subito dopo acclamato a gran voce: ecco allora arrivare le due perle Sorceress e Deliverance. Perfetto, la messa è finita, andate in pace.

Non c’è stato un attimo in cui l’esibizione non sia stata all’altezza del raffinato teatro. I Vintage Caravan invece sì che parevano essere fuori luogo: tre cappelloni scappati da casa direttamente negli anni ‘70 che si sono trovati lì quasi per caso, a suonare un hard rock vintage che poco c’entrava con l’erudizione operistica degli Opeth. Ma va bene così; dopo due anni di astinenza ogni stile musicale è bello a mamma sua.

 

 

 

Emanuele Biani

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