MARILYN MANSON – il nostro live report dall’Alcatraz
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MARILYN MANSON – il nostro live report dall’Alcatraz
Marilyn Manson + The Blackmordia
Milano, Alcatraz, 11 febbraio 2025
Parole e foto di Filippo Contaldo
L’attesissimo concerto di Marilyn Manson, dopo quasi sette anni di assenza dal Bel Paese, si è tenuto in un Alcatraz stipato fino all’ultimo centimetro quadrato disponibile.
Sold out da pochi minuti dopo la messa in vendita dei biglietti, il ritorno del Reverendo sul suolo italico, seconda data del tour di promozione del nuovo album One Assassination Under God Chapter 1, ha lasciato grande soddisfazione tra i 3.500 presenti.
E anche sorpresa in chi, dopo la non eccelsa esibizione del 2018 sempre a Milano, non pensava di venire travolto da un Brian Warner ritrovato nel corpo e nell’anima.
THE BLACKMORDIA:
Il tour europeo vede come band di supporto i parigini The Blackmordia, quintetto alternative rock di giovani ragazzi (tutti poco più che ventenni) con uno spiccato gusto per gli anni ‘80 e primi ‘90.
I loro gruppi di riferimento sono chiaramente Duran Duran, Daft Punk e Def Leppard e hanno alle spalle già una discreta esperienza a supporto di band come Skillet e Avenged Sevenfold.
La loro esibizione dura mezz’ora tonda per cinque brani tratti dalle poche pubblicazioni sinora uscite.
Sul palco mostrano una certa sicurezza e suonano compatti e senza sbavature; sono, certamente, ancora da sgrezzare dal punto di vista dell’interazione con il pubblico e anche come presenza scenica.
Anche i brani, pur interessanti, dalle ritmiche coinvolgenti e con alcuni assoli di chitarra che mostrano buon gusto, necessitano di una maggiore varietà.
Nel complesso certamente un concerto di apertura adeguato a preparare il pubblico alla discesa in campo dell’anelato headliner.
MARILYN MANSON:
“Hanno cercato di portarvi via da me, hanno cercato di portarmi via da voi, hanno cercato di distruggermi. E alla fine mi hanno reso più forte”.
Si presenta così Marilyn Manson, gonfiando il bicipite (invero non particolarmente ipertrofico) dopo aver ricevuto un vero e proprio tsunami di ovazioni e applausi dal momento in cui è venuto giù il telone nero appeso dai roadie per nascondere l’approntamento della scenografia e rivelando al pubblico il Reverendo e i suoi quattro fidati compagni (tra cui la ipertricotica e bravissima chitarrista Reba Meyers).
Fin dall’energico esordio con l’accoppiata vincente Nod If You Understand e Disposable Teens di si nota come il buon Brian abbia colto l’occasione della sua lunga assenza dalle scene per tirarsi a lucido e sistemare una serie di aspetti che evidentemente ne minacciavano la carriera oltre alla salute mentale e fisica.
Al di là della fresca assoluzione da ogni accusa di molestie e violenza sessuale dopo indagini durate anni, che certamente aiuta a liberare la testa da brutti e pesanti pensieri, Manson si presenta in grande forma fisica, magro, snello, tonico, agile nei movimenti e, soprattutto, sorridente e quasi spensierato. Il tutto arricchito da una ritrovata voce che durerà senza problemi per l’intera ora e mezza della sua esibizione.
Si noti, anche, che al di là di un paio di brevi soste per presentare la band o riprodurre qualche intro, la scaletta sarà eseguita in maniera piuttosto serrata e le canzoni avranno un ritmo decisamente alto, a testimonianza del fatto che il nostro anticristo superstar non abbia bisogno di “tirare il fiato” durante i concerti, a dispetto dei cinquantasei anni appena compiuti, un recupero davvero niente male.
Venendo all’esibizione in senso stretto, la scaletta ha abbracciato una larga fetta delle pubblicazioni del passato, con l’eccezione, ovviamente, dei brani tratti dal nuovo album; a tale proposito, giova evidenziare come i brani tratti da One Assassination Under God Chapter 1, dal taglio più cantautorale su disco, dal vivo assumano una dimensione decisamente più aggressiva e potente e non cedano il passo a pezzi più noti e blasonati come quelli tratti da Mechanical Animals o da Antichrist Superstar.
Ad ogni buon conto, l’ora e mezza trascorsa in compagnia di uno dei protagonisti più controversi del metal alternativo di fine anni ‘90 – inizio 2000, con la sua arte multiforme e tutte le contraddizioni che ne hanno influenzato la carriera e la vita, è letteralmente volata via.
I suoni dell’Alcatraz sono stati assolutamente all’altezza delle aspettative, nitidissime le parti di chitarra, ben distinguibili tanto i riff e gli accordi quanto gli assoli, ben bilanciata e potente la batteria, solo un po’ in disparte il basso.
Quanto alla voce, come già detto, probabilmente Manson è in uno stato di forma invidiabile e la sua prestazione è stata davvero eccellente.
Bene le parti sporche e roche, intonate e prive di sbavature le parti pulite, fatta salva qualche piccola perdonabile imperfezione verso il finale.
Nel complesso, un ritorno trionfale e travolgente, degna di un Reverendo Manson che si auspica non faccia attendere un altro settennato prima di tornare a calcare un palco in Italia.
Setlist:
Nod If You Understand
Disposable Teens
Angel With the Scabbed Wings
Tourniquet
Meet Me in Purgatory
This Is the New Shit
Death Is Not a Costume
Say10
Raise the Red Flag
mOBSCENE
Great Big White World
The Dope Show
As Sick as the Secrets Within
Sweet Dreams (Are Made of This)
The Love Song
The Beautiful People
Coma White