LUPPOLO IN ROCK – il nostro live report della terza giornata, 21 luglio 2024

LUPPOLO IN ROCK – il nostro live report della terza giornata, 21 luglio 2024

LUPPOLO IN ROCK

Parco Colonie Padane, Cremona – Domenica 21 luglio 2024

Parole di ANDREA RAFFALDINI

Domenica, ultima giornata del Luppolo In rock, è dedicata a sonorità più cupe ed estreme rispetto a quanto ascoltato il sabato. Sole e temperature, solidi alleati, non hanno la minima intenzione di farci respirare, ma i metallari, si sa, hanno la pelle dura.

Causa l’immancabile imprevisto dell’ultimo minuto, arriviamo in loco mentre gli Uada stanno suonando la parte finale della loro performance. La band proveniente dall’Oregon si è presentata in gran forma e ci ha letteralmente sparato in faccia una dose letale di musica malinconica, glaciale, fatta di sfuriate black metal e momenti melodici più atmosferici e suggestivi (Cult Of A Dying Sun, Black Autumn, White Spring). Peccato per i suoni con volumi non proprio ottimali, per il resto nulla da recriminare agli americani.

Quando i Primordial salgono sul palco, il livello si alza di un ulteriore gradino. Il cantante Alan Averill si presenta con tanto di face painting ed abiti lerci e strappati tanto da sembrare un fantasma, quasi un ricordo del black metal di primi anni Novanta, pieno di carisma ed in grado di dare un tocco di teatralità in più ad uno spettacolo già di per sé molto intenso. Il mix di metal e folk non ha rivali ed i Primordial, ricordandosi di essere in Italia, cominciano il concerto proprio con As Rome Burns, come se di fuoco e caldo ne avessimo ulteriore bisogno.  Le note suggestive di How It Ends mettono in risalto la componente più epica ed evocativa degli irlandesi, che dal vivo sanno davvero suonare ad altissimo livello. C’è spazio anche per composizioni più datate e aggressive, una No Grave Deep Enough con le sue sfuriate black metal spezza un po’ l’atmosfera creatasi finora, ma si tratta di un ulteriore tratto caratteristico della band, che dimostra di poter suonare tranquillamente qualsiasi cosa.

Altro cambio palco, i Paradise Lost vogliono aprire lo show andando sul sicuro, ed ecco che i presenti rimangono ammaliati dalle note di Enchant, la prima traccia del capolavoro Draconian Times. Senza perderci in lunghi preamboli, la formazione inglese ha offerto una prova veramente intensa, ostacolata solo dal caldo e da volumi non sempre ottimali in termini di resa sonora. La band stessa sembrava essere particolarmente carica, forte del supporto del pubblico e questa energia è arrivata anche a tutti noi sotto al palco. La scaletta variegata contiene brani vecchi e nuovi che tutti insieme ci hanno permesso di compiere un excursus attraverso la storia degli inglesi. Tra i pezzi proposti spiccano senza dubbio perle come Pity The Sadness, l’antichissima Eternal e Ghosts, estratta dall’ultimo Obsidian, album di grande spessore da cui avremmo voluto ascoltare qualche estratto live in più. Uno spettacolo non perfetto ma, come già accennato precedentemente, intenso, energico e coinvolgente. Che volere di più?

La recente pubblicazione del disco dal vivo in onore dei trent’anni di Tales From The Thousand Lakes, non nego abbia fatto sperare a più di qualcuno di noi che gli Amorphis proponessero il loro capolavoro nella sua totalità, ma purtroppo o per fortuna, così non è stato. Il “per fortuna” perché comunque la formazione finlandese può vantare una discografia di tutto rispetto da cui estrarre grandi canzoni vecchie e meno vecchie. I pezzi più recenti hanno fatto da padrone in scaletta, che ha pesantemente attinto dagli ultimi due dischi del gruppo. Il concerto inizia con Northwards e prosegue con l’accoppiata On The Dark Waters e The Smoke, suonate in modo impeccabile dal gruppo. Tomi Joutsen fa da mattatore per tutto lo spettacolo, la sua energia coinvolge e trascina sia tutto il resto della band sia i presenti decisamente esaltati. Verso la fine del concerto una folgorante Black Winter Day ci ricorda chi erano gli Amorphis tanti anni fa, ma questo brano sembra incurante del passare del tempo, ancora oggi non ha perso nulla del suo smalto. The Bee, traccia che apre il penultimo Queen Of Time, in questo caso chiude lo show lasciando tutti i presenti molto soddisfatti.

Filippo Contaldo

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