KISS – il nostro live report dello show all’Arena di Verona!

KISS – il nostro live report dello show all’Arena di Verona!

KISS + THE LAST INTERNATIONALE
11/07/2022 Arena, Verona
Parole di Andrea Raffaldini e Michele Martini
Foto di Paolo Manzi

Più volte posticipata, la tappa italiana dell’End Of The Road Tour ha seriamente corso il rischio di venire annullata all’ultimo istante a causa di problemi di natura burocratica: l’autorizzazione all’utilizzo degli effetti pirotecnici all’interno dell’anfiteatro romano (se il divieto fosse stato confermato la band non si sarebbe esibita, in aperta polemica con la locale sovrintendenza ai beni culturali) è arrivata solo a poche ore dall’inizio del concerto, e gli oltre diecimila fan accorsi per l’occasione hanno finalmente potuto godersi uno spettacolo letteralmente memorabile.

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I controlli minuziosi e francamente al limite dell’esagerato da parte delle forze dell’ordine all’interno dell’arena, hanno provocato un forte ritardo sulla scaletta di marcia, a partire dall’apertura dei cancelli. Persino la cassa biglietti non era raggiungibile e di conseguenza si è formata una lunga fila di persone che volevano soltanto ritirare il loro ticket.  Passati oltre a questo ennesimo esempio di disorganizzazione tutta made in Italy, finalmente arriviamo a sederci mentre i THE LAST INTERNATIONALE salgono sul palco. La formazione americana sfrutta il poco tempo a disposizione per dar il massimo sul palco e dobbiamo dire che l’impresa è ampiamente riuscita. La bella e talentuosa Delila Paz si scatena a più non posso, vestita con una tutina glam aderente e di sicuro molto apprezzata dalla frangia maschile del pubblico, mentre canta il suo rock’n’roll con una voce sempre potente e priva di incertezze. Wanted Man sprigiona energia da tutti i pori, mentre i The Last Internationale suonano compatti e sicuri delle loro carte. Certo, sul palco la Paz dona una marcia in più a tutto lo spettacolo, non per questo i suoi colleghi hanno lesinato sudore ed energia. Come gruppo di apertura non si poteva davvero chiedere di meglio, anzi, chi scrive avrebbe desiderato più tempo per la band e qualche canzone in più, in quanto i The Last Internationale hanno dimostrato in una manciata di minuti il loro grande valore.
(Andrea Raffaldini).

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Con enorme ritardo rispetto al programma iniziale le luci finalmente si spengono: è il momento tanto atteso dell’ingresso sul palco dei KISS, per quella che almeno sulla carta dovrebbe essere l’ultima data nel Belpaese del tour d’addio alle scene. Nonostante lo slittamento, la scaletta non subirà tagli e per le successive due ore i quattro sul palco non lesineranno di certo le energie.

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La scaletta è ormai consolidata e non riserva sorprese: come di consueto il pezzo iniziale è Detroit Rock City, e da lì in poi sarà una sequenza ininterrotta di classici immortali a susseguirsi per la gioia dei presenti. La band appare fin dalle prime battute in gran forma, al punto che anche alcuni passaggi a vuoto di Paul Stanley nelle prime battute del concerto passano in secondo piano rispetto all’esplosività dello spettacolo offerto.

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Giochi di luce, esplosioni e fiammate non mancano, a sottolineare una prova che unisce teatralità e mestiere: l’acustica è letteralmente ineccepibile ed il gruppo si muove secondo un copione più che collaudato, dispensando pose iconiche e sguardi compiaciuti. E’ come sempre emozionante ascoltare più grandi successi del Bacio, da Deuce ad I Love It Loud, da Love Gun a Cold Gin: l’intera carriera del gruppo viene rievocata, ed anche le uniche concessioni alla discografia più recente (Psycho Circus e Say Yeah) non sfigurano in mezzo ai pezzi più celebri.

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Paul intrattiene la folla con fare sornione, Gene sputa fuoco e vomita sangue, Tommy Thayer ed Eric Singer sfoderano il meglio del proprio repertorio: lo show è fatto di meccanismi perfettamente collaudati, ma è esattamente questo il genere di spettacolo al quale tutti i presenti si aspettano di assistere.

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L’arena esplode sulle note di Calling Dr. Love, Tears Are Falling e God Of Thunder, mentre l’apice si raggiunge con il pezzo che maggior lustro ha dato ai Kiss proprio in Italia: la ruffiana I Was Made For Lovin’ You, che precede un’altrettanto vibrante Black Diamond. Il quartetto abbandona il palco, prima di venir richiamato a gran voce dalla folla: i tre encore proposti non tradiscono le attese, si parte con la romantica Beth, mentre la chiusura è affidata a Do You Love Me ed all’immancabile Rock And Roll All Nite. In un tripudio di fuochi d’artificio e coriandoli sparati in aria i Kiss si congedano dal proprio pubblico, visibilmente in estasi.

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Che sia proprio l’atto conclusivo di una gloriosa carriera? Il momento finale di un’avventura artistica che dura ormai da mezzo secolo? Considerando lo strabordante vigore che ha caratterizzato l’esibizione dei quattro attempati leoni, la fine di questo tour d’addio potrebbe non essere poi così imminente. Lunga vita ai Kiss! (Michele Martini)

Filippo Contaldo

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