IMPALED NAZARENE + WHISKEY RITUAL + PUTRIDITY + HELLCRASH – il Total Satan Fest di sabato 28 ottobre al Supermarket di Torino nel nostro live report!
IMPALED NAZARENE + WHISKEY RITUAL + PUTRIDITY + HELLCRASH
Supermarket 28 ottobre 2023 – Torino
Parole di Stefano Paparesta
Quattro band, quattro diverse sensibilità di intendere la musica estrema. Questo è più o meno il succo di cosa è accaduto al Supermaket Club di Torino lo scorso sabato 28 ottobre. Ad avvicendarsi sul palco sono stati gli speed metaller Hellcrash, i deathster piemontesi Putridity, i parmensi Whiskey Ritual autori di un marcissimo black metal sporcato dal rock n’roll tirato allo spasimo, oltre al piatto forte della serata costituito dall’istituzione black metal finlandese Impaled Nazarene. Una serata a base di metallo rozzo, duro, sporco condito da tanta blasfemia assortita che ha infiammato questo mite autunno sabaudo.
Hellcrash
Non sono nemmeno le 19:30 quando il power trio ligure da fuoco alle polveri col loro energico speed metal ottantiano che, come da tradizione, mira molto alla sostanza toccando duro il pubblico presente a suon di brani dai riff veloci, affilati e che ricordano un po’ la sguaiata caciara dei Venom, un po’ l’attitudine da strada dei Motorhead e un po’ quell’attenzione per una scrittura coincisa e quadrata molto vicina a certo thrash/speed tedesco a-la Exumer. C’è davvero tanta attitudine e passione per il genere che si avverte sia dalle note sparate a profusione dai nostri, sia dal look total black, pelle, borchie, bracciali e occhiale da sole d’ordinanza con cui i nostri sono agghindati. Visto il poco tempo a disposizione, gli Hellcrash hanno concentrato l’attenzione sul loro secondo album, Demonic Assassination, proponendone diversi estratti. A dispetto del genere suonato, che evoca una certa rozzezza di fondo, appaiono affiatati e molto precisi: un po’ perché la data di Torino era l’ultima del loro primo tour europeo, un po’ perché dal punto di vista strettamente tecnico-esecutivo c’è molto lavoro dietro. In particolare il lavoro della batteria è encomiabile, con A.R Evilbringer che pesta sul doppio pedale, piatti e rullante con un fabbro in una prova di resistenza notevole. L’impressione complessiva è più che positiva poiché i ragazzi hanno dato prova di avere energia, attitudine e presenza scenica da vendere, ma soprattutto, cosa più importante, hanno anche le canzoni. Da rivedere in futuro in un contesto che gli dia più spazio.
Putridity
Il cambio di palco coincide anche con una improvvisa sterzata stilistica ed un netto innalzamento della soglia di brutalità in musica. Prima di proseguire, bisogna tenere bene a mente che il brutal death è un sottogenere particolarmente complesso ed ostico per sua intrinseca natura, tanto da risultare quasi indigesto a chi non è avvezzo a certe sonorità esasperate che fanno dell’annichilimento sensoriale il principale fine ultimo della propria proposta. Questo per dire che la band piemontese fa dello stordimento sonoro la propria missione sciorinando un brutal death metal alquanto singolare, dalle trame sonore schizofreniche, davvero contorte e prive di un qualsiasi accenno alla melodia a cui appigliarsi. Le canzoni vengono qui macinate e scomposte in schegge di follia in cui ci si prede nella miriade di cambi di tempo, blast beats, growl ultra gutturali e riff informi ma estremamente tecnici. Raramente i brani superano i due, tre minuti, ma l’intensità esecutiva e la precisione svizzera richiesta brani trasformano il quintetto in una maschera di sudore dopo neanche due pezzi. L’energia sprigionata dai nostri è palpabile e, infatti, parte un pogo incessante al centro della sala concerti, ormai piena per circa due terzi della capienza. In generale, il set dei Putridity convince sotto tutti i punti di vista e, assieme ai precedenti Hellcrash, l’atmosfera e il pubblico si è scaldato a sufficienza in vista delle due esibizioni restanti.
Whiskey Ritual
Gli ampi consensi riscossi dalla band si in studio sia per quanto riguarda la resa dal vivo hanno suscitato non poco la curiosità del sottoscritto, che attendeva l’esibizione dei blackster di Parma già da diverso tempo. La prova può dirsi ampiamente superata perché, i nostri hanno saputo intrattenere egregiamente il pubblico già caldo, coinvolgendolo con un set che sa di vecchia scuola in tutto e per tutto. Inostri appaiono genuinamente sporchi, sboccati, grezzi e autori di un black metal ferale che parla di disagio, droga, Satana e sesso senza avere peli sulla lingua, non risparmiandosi neppure qualche velata frecciatina verso la musicale scena nostrana. I blackster di Parma sono protagonisti di uno show istintivo, sanguigno dannatamente coinvolgente che sfocia molto spesso in una tenuta di palco molto vicina a certo punk hardcore ben evidenziata da certi slogan da stadio (Black Metal Ultras su tutte) e ribadito con l’omaggio a G.G Allin con annesso il bagno di folla che ha letteralmente invaso il palco sul finale del set. L’approccio è minimale ed estremamente diretto al punto, con i Whiskey Ritual che macinano un pezzo dietro l’altro picchiando duro senza mai mostrare il fianco a cali di tensione. Plauso al frontmen Dorian Bones per presenza scenica e carisma, vero mattatore e cerimoniere di questo rituale alcolico-musicale e abilissimo a tenere in pugno il pubblico sia per come aggredisce il placo, sia per i numerosi ed efficaci botta e risposta con gli astanti durante i ritornelli. Nel complesso si ci può ritenere molto soddisfatti e ci sentiamo di consigliare di andare a vedere la band all’opera nel caso capitasse nei paraggi.
Impaled Nazarene
Sono passati molti anni dall’ultima incursione dei finlandesi in territorio piemontese. Per questo motivo l’attesa e le alte aspettative erano davvero palpabili nell’aria. Diciamolo subito, nonostante siano attivi da più di trent’anni, i nostri hanno ancora molto da dire in sede live. La prova degli Impaled Nazarene convince per intensità e compattezza, mettendo al centro la musica senza grossi orpelli di sorta sul palco. Oltre agli obbligatori costumi di scena, il palco è minimale, con solo gli amplificatori sul fondale e l’immagine del logo della band proiettata a caratteri cubitali. Dediti al black metal sin dagli esordi, gli Impaled Nazarene investono il pubblico col loro caratteristico muro di suono, facendo sfaceli tra il pubblico e distinguendosi rispetto alle band di genere norvegesi e svedesi per il particolare approccio – squisitamente finnico – che miscela la rozzezza e l’odio pagano dei primi alle sterzate melodiche dei secondi, divagando di tanto in tanto in territori quasi heavy e speed metal in termini foga e scelte melodiche: non a caso il forntmen Mikka Littinenen si lancia spesso in falsetti acutissimi alternandoli allo scream propriamente black. In totale coerenza con le band precedenti, il set è molto veloce e senza molte pause tra un brano e l’altro e sembra quasi che la musica flusica come un fiume in piena. Come da manuale i momenti che hanno riscosso maggiori consensi e accolti con maggior calore dal pubblico sono quelli dedicati ai classici tratti da Ugra-Karma e il celeberrimo disco-manifesto Suomi Finland Perkele, ovvero veri e propri inni pagani al demonio dotati di una carica distruttiva ancora oggi immutata nonostante l’implacabile scorrere del tempo. Il concerto scorre via liscio e senza intoppi di sorta e in men che non si dica le luci di scena si alzano, annunciando la fine della serata: non è scoccata nemmeno la mezzanotte quando gli Impaled Nazaren si congedano dal pubblico e ponendo la parole fine ad un mini festival d’altri tempi genuinamente old school.