Calibro 35 – Nuovo album a Novembre
Reduci dal campionamento in “Compton” di Dr.Dre, i Calibro 35 pubblicheranno il loro quinto disco in studio il prossimo 06 Novembre su Record Kicks. Registrato al mitico Toe Rag studio di Londra, “S.P.A.C.E.” suona come la colonna sonora funk di un immaginario film di fantascienza diretto da Sergio Leone
Mettete via i passamontagna, questa volta dovrete indossare delle ingombranti tute da astronauta se vorrete seguire i passi di Calibro 35: dopo quattro dischi in studio dedicati a investigare le sonorità legate alle atmosfere noir, questa volta i nostri ci portano nello Spazio profondo.
“S.P.A.C.E.” è stato registrato in quello che senza esitazioni possiamo definire il più bello studio vintage del mondo – quel Toe Rag di Londra da cui è uscito ad esempio “Elephant” dei White Stripes. Lavorando su nastro analogico con solo 8 tracce a disposizione il disco è stato realizzato esattamente come si sarebbe fatto nel 1966: tutti i musicisti nella stessa stanza con i propri strumenti e amplificatori, senza cuffie, con il suono che si espande nell’aria e diventa elemento fondamentale delle registrazioni. Una metodologia che crea i presupposti ideali per l’interazione musicale e la mutua ispirazione tra i partecipanti; lontana anni luce dalle produzioni “in vitro” a cui siamo abituati ai giorni nostri.
Un disco che nasce dalla volontà di sperimentare e di esplorare soluzioni sonore e musicali già da tempo nel cassetto dei Calibro 35, che aspettavano solo il contesto giusto per essere utilizzate. Nasce da qui il concept “spaziale” che permette alla band di avvicinarsi per la prima volta al mondo dei sintetizzatori, strumenti dalle infinite possibilità timbriche che hanno caratterizzato sia le colonne sonore SciFi di ogni epoca sia il prog rock degli anni ‘70 di cui i Calibro 35 sono oggi considerati tra i pochi degni discendenti. Un’eredità che sentiamo nei timbri dei synth, MiniMoog e ARP Odyssey in primis, cosi come negli organi Farfisa, Hammond e Vox, utilizzati in maniera ancora più “sonica” e identitaria dei precedenti dischi. Un’evoluzione sonora possibile solo grazie alla presenza di musicisti eccezionali tra le fila della band: dai due polistrumentisti Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta che variano strumento da brano a brano con uno stile personale inconfondibile, come ad esempio su “Thrust Force” e “Across the 111th Sun”, al bassista Luca Cavina che governa l’andamento ipnotico di brani come “Ungwana Bay Launch Complex” per finire con Fabio Rondanini, senza dubbio uno dei migliori batteristi che l’Italia del rock abbia visto in tempi moderni, che in questo disco dà anche sfogo alla sperimentazione nella conclusiva “Serenade for a Satellite”.
La coralità della realizzazione, sotto la consueta e costante egida di Tommaso Colliva, come sempre ai controlli in regia, è chiara anche nella natura compositiva del disco in cui si alternano brani più strutturati, composti ed arrangiati da singoli Calibro prima di entrare in studio (“Universe of 10 Dimensions”, “S.P.A.C.E.”, “Ungwna Bay Launch Complex”) a episodi di totale improvvisazione (“Something Happened on Planet Earth”, “74 Days After Moonlanding”), a pezzi nati durante i soundcheck dei precedenti tour, catturati su registratore portatile e poi sviluppati solo durante le sessioni londinesi (“A Future We Never Lived”). Il mondo della fantascienza è quindi servito da collante e guida nello sviluppo di nuove idee più che da riferimento filologico ad uno specifico genere cinematografico-musicale, nell’obbiettivo di dare più spazio a improvvisazione e sperimentazione e meno al manierismo. Nonostante ciò la scelta dei brani e la scaletta finale sono in parte concepiti per essere la colonna sonora funk di un immaginario film SciFi diretto da Sergio Leone: ci sono i titoli di Testa di “S.P.A.C.E.”, la scena di azione di “Bandits on Mars”, il tema di amore di “A Future We Never Lived”, brani d’atmosfera sospesi come “An Asteroid Called Death” e pezzi che invece seguono strutture più cinematiche e complesse come “Universe of 10 Dimensions”; in cui il lavoro di arrangiamento è davvero degno del miglior Gianni Ferrio.
“S.P.A.C.E.” porta Calibro 35 in territori immaginari molto lontani da quelli dei dischi precedenti ma conferma il suono, sempre più strutturato ed adulto, di una band che tutto il mondo invidia all’Italia. Una band con un’identità talmente unica da poter essere campionata da Dr. Dre e JayZ, dopo essere salita sul palco dei concerti negli stadi dei Muse; una band che è riuscita in soli sette anni d’attività a comporre cinque dischi, due colonne sonore, innumerevoli progetti speciali e nel frattempo a girare il globo, riportando nella contemporaneità un suono, quello delle colonne sonore italiane, che altrimenti sarebbe andato perduto.
Come il precedente album “Traditori di tutti”, “S.P.A.C.E.” uscirà distribuito in tutto il mondo per l’etichetta milanese Record Kicks.