BLACK SABBATH E OZZY OSBOURNE – presentato il libro “Mezzo secolo di leggenda heavy metal”

BLACK SABBATH E OZZY OSBOURNE – presentato il libro “Mezzo secolo di leggenda heavy metal”
BLACK SABBATH e OZZY OSBOURNE
Mezzo secolo di leggenda heavy metal

di Antonio Piazzolla

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IN LIBRERIA DA LUNEDI’ 30 SETTEMBRE 
Osteggiati dalla critica e adorati dai fan, i “Sabs” hanno resistito ai cambi di formazione, ai danni delle droghe, ai disastri manageriali, al mutare delle mode e sono oggi più (in)attuali che mai, con la loro costante presenza nell’immaginario globale del terzo millennio.

«Non ci sono porte che non si aprono, non ci sono guerre che non si vincono, non ci sono torti che non si riparano o canzoni che non si possono cantare».
Ozzy Osbourne

Dai timidi inizi con l’improbabile nome di Polka Tulk Blues Band all’atteso ritorno, nel 2017, con l’album 13 e la memorabile serie di concerti d’addio del The End Tour: quattro ragazzi di Birmingham hanno forgiato un nuovo suono, l’heavy metal, e un nuovo immaginario ossessionato dall’occulto, dal senso del peccato, da sinistre premonizioni di disastri climatici e maledizioni cosmiche, ispirando innumerevoli band, suoni e generi nei decenni a venire. I Black Sabbath hanno fatta moltissima strada da quel venerdì 13 febbraio 1970, giorno in cui pubblicarono l’eponimo album. Quella copertina inquietante, gli echi di un temporale, i rintocchi di una campana e poche, lente, inesorabili note di chitarra introducevano proprio il brano Black Sabbath, porta d’ingresso al mondo instabile e spaventoso degli anni Settanta, pochi mesi dopo che il raduno hippy di Woodstock aveva cantato a suon di “Peace and Love”. Anche i Black Sabbath erano hippy, ma con poche illusioni e molte paranoie, rispecchiando appieno la durezza dei difficili Seventies. Le carriere soliste del chitarrista Toni Iommi e del bassista Geezer Butler sono testimonianza di integrità e ricerca musicale, mentre Ozzy Osbourne, etereo leader della band, a un successo discografico planetario ha abbinato uno status di icona pop globale. E immortale, come l’eredità artistica e culturale dei “Sabs”.

Filippo Contaldo

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