ANTHRAX + KREATOR + TESTAMENT – il concerto di venerdì 6 dicembre all’Alcatraz di Milano nel nostro live report!

ANTHRAX + KREATOR + TESTAMENT – il concerto di venerdì 6 dicembre all’Alcatraz di Milano nel nostro live report!

ANTHRAX + KREATOR + TESTAMENT – il concerto di venerdì 6 dicembre all’Alcatraz di Milano nel nostro live report!
Parole di Fabio Meschiari e Stefano Paparesta
Foto di Davide Sciaky

TESTAMENT

Data da tutto esaurito all’Alcatraz di Milano. D’altronde era ampiamente prevedibile visto che le tre band in cartellone, se viste in altri contesti, perfettamente in grado di essere gli headliner a sè stanti. Chuck Billy e compagni sono degli opener di lusso e danno il via alle danze – o per essere più precisi al moshpit- con una versione particolarmente tirata di D.N.R. Al solito è conclamata la solidità della band data dalle due asce Peterson e Skolnick, così come non ci sono sbavature di alcun tipo dalla sezione ritmica, con un funambolico Steve Di Giorgio sempre più hippie al basso fretless. Avendoli visti già svariate volte in azione, per chi scrive l’impressione rimane presso che immutata: i Testament sono delle macchine da guerra dal vivo e sono tra le vecchie glorie del thrash che meglio hanno retto il passare degli anni (gli altri sono gli Overkill). Se dal punto di vista della presenza scenica e dell’esecuzione dal vivo non si può sollevare alcun appunto, lascia un po’ perplessi la scaletta alquanto monca (soprattutto dovuto al poco tempo a disposizione per la band) che esclude parecchi classici, Over The Wall tanto per dirne uno. Tuttavia i nostri si fanno in qualche modo perdonare rispolverando una vecchia gemma quale Return To Serenity. In altre parole, bene ma non benissimo: vi consiglio di vederli, qualora non lo aveste colpevolmente mai fatto, in separata sede per poter apprezzare al meglio il reale potenziale dinamitardo dei nostri. (SP)

KREATOR

Cosa aggiungere che non sia già stato detto in passato sui teutonici? C’è davvero poco da fare se non dire giù il cappello, poiché i nostri dopo quarant’anni suonati in giro per il mondo calcando palchi di varia grandezza sono garanzia di grande intrattenimento dal vivo. A loro sembra venire tutto relativamente semplice, con un set intenso comprensivo di cannone spara coriandoli e una scenografia apocalittica, ma soprattutto possono fare affidamento sul consumato cerimoniere Mille Petrozza. Il frontman infatti non sta fermo un secondo quando non è impegnato ad urlare a pieni polmoni al microfono e tiene in pugno la platea dell’Alcatraz “smistando il traffico” tra wall of death e circle pit ininterrotti per tutta la durata dell’esibizione. I Kreator del 2024 sono questi e convincono per precisione chirurgica, velocità assassina dei pezzi e per il carisma di Mille. L’unico appunto che si potrebbe fare, ma dipende estremamente dal gusto e dal sentire personale, è rivedere la scaletta. Questa infatti è fin troppo sbilanciata sul materiale post Hordes Of Chaos (a eccezione di Betrayer, Terrible Certanty, Pleasure to Kill ed un accenno ammiccante a Coma Of Souls) e da  per forza di cose meno risalto ai  i primi cinque, fondamentali lavori della band. Davvero Mille, con la potenza di fuoco che ormai puoi vantare come show imbastito e perizia esecutiva della band, sarebbe un sogno poter assistere ad una scaletta incentrata sui classici old school. (SP)

ANTHRAX

Il finale della grande serata è affidato agli Anthrax, band da sempre amata in Italia ed a qualsiasi latitudine, come testimoniato dal video in apertura al concerto, in cui vari musicisti e personaggi famosi (Stehen King e John Carpenter, per fare due nomi) esprimono il loro amore per il gruppo di Scott Ian. Prosegue il filmato con un cartone animato che ripercorre le copertine degli album della band unendo una decisa nota di irriverenza e quando Joey Belladonna e soci irrompono sul palco è un vero e proprio tripudio a scena aperta: il già citato Ian, unitamente a Jonathan Donais all’altra chitarra, sottolineano l’iniziale A.I.R. e basta poco per infiammare ancor di più il pubblico. Detto fatto, arriva Got The Time, cover di Joe Jackson, per far saltare letteralmente in aria le prime file dietro le transenne: il basso di Frank Bello è il protagonista del brano ed il coro del pubblico sull’iconico ritornello ne preannuncia l’assolo. Joey Belladonna è il solito mattatore che, nonostante in qualche punto sugli acuti più alti faccia un po’ fatica, non sembra sentire più di tanto l’inclemente passare del tempo: tonico, si muove, coinvolge il pubblico e tiene il palco (come del resto tutto il gruppo, che attraverso le passerelle si va a posizionare anche dietro alla batteria in più di un’occasione) in maniera esemplare, facendo attraversare idealmente al pubblico quattro decadi di carriera. Ed è giusto che il concerto di stasera privilegi i grandi classici del gruppo a discapito delle ultime (dignitose, per carità, prestazioni): ascoltare nuovamente Madhouse, Antisocial, I Am The Law, Indians è una vera e propria iniezione di adrenalina per ogni presente che riempie lo stracolmo locale. Una vera e propria festa a base di decibel, thrash come una volta, pioggia di plettri e voglia di restare uniti ed accalcati per celebrare un gruppo come gli Anthrax fino alla fine, segnata da N.F.L. (FM)

Cos’altro dire di un trionfo del thrash metal come questo? Già il sold out preannunciato mesi da basterebbe, ma vedere un pubblico così importante ed eterogeneo ad una serata come questa non può che riempire il cuore, così come di sicuro sarà stato per i tre gruppi mattatori della serata. Ed è straniante vedere all’uscita del locale (avvenuta alla chetichella mentre la manovalanza smontava il palco) una fila di giovanissimi in attesa di entrare per la serata discoteca: così come una volta, il metal da una parte ed il resto dall’altra… (FM)

Emanuele Biani

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