NILE + HIDEOUS DIVINITY + INTREPID + MONASTERY – Modena, NotteTempio, giovedì 26 settembre 2024: il nostro live report!
Nile + Hideous Divinity + Intrepid + Monastery
NotteTempio, Modena, 26 settembre 2024
Parole di Fabio Meschiari
Foto di Monica Furiani
Il NotteTempio di Modena sta emergendo come realtà in grado di farsi spazio nel mondo dei concerti emiliani: nomi veramente grandi si stanno avvicendando grazie all’intraprendenza di agenzie capaci di portare in cartellone realtà ben conosciute ed apprezzate a livello mondiale.
La proposta di questa serata non è di certo da meno, vedendo come gruppo principale i Nile di Karl Sanders e George Kollias, con un nutrito stuolo di gruppi in apertura, fra i quali spiccano gli italiani Hideous Divinity che passo dopo passo confermano sempre di più la posizione di gruppo assolutamente competitivo in situazioni internazionali e su palcoscenici prestigiosi per quanto riguarda il metal estremo.
I concerti iniziano prestissimo e già alle 19, quando ancora poca gente è all’interno della sala concerti, salgono sul palco gli ungheresi Monastery, portatori sani di un buon death metal vecchia scuola suonato in maniera tonica: d’altronde il gruppo è al quinto album (l’ultimo From Blood risale all’anno scorso) e si vede l’esperienza accumulata dai cinque nerboruti musicisti. Un ottimo aperitivo.
Gli Intrepid arrivano dall’Estonia e sono un giovane quintetto con all’attivo un album solo uscito nel 2020 e che risponde al nome di Unused Imaginative Capacity.
Death metal, ancora, ma di quello con inserti moderni e capace di dare la giusta nota di melodia senza eccedere nello smaccatamente melenso. L’età media bassa e le capacità tecniche strappano ancora più applausi, uniti ad un’attitudine grintosa: da notare il cantante, potente e dall’outfit post allenamento in palestra, ed un batterista poderoso unitamente ad una coppia di chitarristi molto efficace. Da tenere d’occhio assolutamente, come dimostrato dalla presa sul pubblico che si prodiga in applausi e complimenti alla band una volta scesa dal palco.
L’organizzazione non segna battute d’arresto ed è arrivato il momento degli Hideous Divinity, un gruppo che di certo non ha bisogno di presentazioni per chi segue il metal estremo. La performance di stasera è come al solito, per chi segue la band, capace di coinvolgere sotto ogni punto di vista, anche se la mancanza di una seconda chitarra fa perdere un filo di potenza al muro di suono. Nonostante tutto la grinta è quella giusta e le capacità vocali del cantante Enrico Di Lorenzo, vero e proprio mattatore sul palco, vanno di pari passo con le doti di coinvolgimento nei confronti di un pubblico ammirato nel seguire le evoluzioni del batterista Edoardo Di Santo, della sei corde ad opera di Enrico Schettino e del bassista Stefano Franceschini. Un concerto diretto, sincero e che fa mantenere ben salda la posizione che il gruppo si merita nel panorama nazionale e mondiale.
La nuova formazione dei Nile potrebbe far storcere il naso a qualche purista tecnico per via delle illustri assenze rispetto al passato, ma la prova fornita dal gruppo con l’ultimo The Underworld Awaits Us All spazza via, per lo meno per quanto riguarda la pratica dello studio, ogni dubbio. La batteria di George Kollias è una vera e propria architettura da ammirare fra piatti e complementi vari, capace di attirare gli sguardi ammirati di un pubblico in trepidante attesa per quest’ultima parte della serata. Il tempo di un’intro e salgono sul palco i quattro musicisti fra gli applausi e gli incitamenti dei presenti: pochissimi intermezzi parlati e si lascia spazio alla musica per tutta la setlist. Pochi estratti dall’ultimo album (solo due, per la precisione Stelae Of Vultures e To Strike With Secret Fang), ma una botta di violenza decisamente sopra la media, fra suoni adeguati (aiuta anche l’acustica del locale, assolutamente all’altezza) e una maestria nel tenere il palco da applausi. Sanders, Jeter e Von si alternano al microfono (anche se merita una menzione l’attitudine del cantante bassista, piena di cattiveria e potenza), sciorinando brani quali Kafir! , Defiling The Gates Of Ishtar e la conclusiva Black Seeds Of Vengeance. Una scaletta assolutamente non torrenziale perché consta di “soli” dodici brani ma in grado di incarnare tutta la malvagità e l’impeto di ancestrale memoria che sembra scaturire dall’immaginario di antiche tombe sepolte fra le sabbie eterne dell’Egitto, dove dimora da tempo lunghissimo qualcosa che morto non è, quanto soltanto in attesa per tornare e spargere di nuovo il proprio respiro mortifero sull’umanità. Sempre una garanzia, i Nile, per quanto riguarda il death metal dall’alto tasso tecnico e ancora sbalorditivo per la resa dal vivo.
Una serata davvero piacevole all’insegna delle sonorità più intransigenti grazie a quattro gruppi che sanno cosa stanno facendo e lo fanno dannatamente bene: doveroso un applauso all’organizzazione ed al locale, che si riconfermano all’altezza di eventi del genere.