COREY TAYLOR + SIAMESE – Alcatraz, Milano, 25.06.24: il nostro live report

COREY TAYLOR + SIAMESE – Alcatraz, Milano, 25.06.24: il nostro live report

COREY TAYLOR + SIAMESE

ALCATRAZ, Milano, 25.06.2024

Parole di Barbara Volpi
Foto di Davide Sciaky

Siamo tutti contenti, perché Corey Taylor non ha cancellato la data italiana per problemi di salute psichica come è avvenuto in altri casi, e invece il diavolo si diverte a giocare con il destino: infatti, a metà pomeriggio del 25 giugno, arriva il comunicato stampa che la performance si farà ma inizierà in ritardo per problemi di un fermo alla dogana; però sicuramente si farà (viene ribadito con veemenza quasi per scongiurare un’ulteriore dose di sfiga). Le persone in trepidante attesa sono tante e composte, ci sono i fan degli Slipknot e degli Stone Sour, ma è evidente che l’amore per il cantante di Des Moines oramai vive di vita di vita propria e travalica quello per le sue band, prova ne è l’ottima accoglienza dei brani tratti dai suoi album solisti. Apre la serata la band danese dei Siamese, che offre un crossover non innovativo, ma fatto bene, con convinzione.

Quando entra Mr. Taylor è un’esultanza collettiva e sul palco sembra arrivato uno spicchio di sole: malgrado i suoi problemi di depressione (e non a caso viene subito proposto un pezzo come Post Traumatic Blues) il suo bel viso ancora da ragazzino malgrado i 50 anni trasuda positività, quella positività che solo chi ha saputo sopravvivere ai propri mostri possiede. Made Of Scars ribadisce il concetto: dietro alla facciata luminosa, dietro alla maschera caduta degli Slipknot, esiste un uomo fragile e forte perché in grado di esporre la propria vulnerabilità, di raccontarla mettendosi a nudo davanti al pubblico e attraverso le sue canzoni, che sono anche la sua terapia. Black Eyes Blues, We Are The Rest, Beyond parlano con sincerità di come si possa sopravvivere ad abusi infantili, a una famiglia disfunzionale, alle sirene del successo che non colmano ma esasperano il disagio interiore: matrimoni finiti, amori collassati, figli a cui si cerca di dare un equilibrio che non si possiede, problemi di tossicodipendenza, solitudine, tentativi di suicidio, disperazione. Tutto è scritto in Talk Sick, Home, Midnight. Mescolando pezzi suoi, degli Stone Sour (come Through Glass), degli Slpiknot (come Duality), con delle cover che sono delle piccole perle (tra tutte The Killing Moon degli Echo & The Bunnymen), Corey confessa candidamente al suo pubblico commuovendosi: “Una volta buttavo fuori la mia negatività attraverso la mia musica, mentre ora sono cambiato e ho deciso di diffondere solo vibrazioni positive, perché il mondo ne ha bisogno. Sono stato un uomo egoista ed egoriferito, ma l’amore per mia moglie mi ha reso migliore. Lei invece mi ha salvato la vita sei mesi fa: se non fosse stato per lei non sarei qui oggi. Lei è la mia regina”.

Audience attonita, che applaude tanta sincerità e coraggio, così come applaude anche la bravura di un artista versatile e talentuoso, che sa spaziare dal metal al cantautorato senza perdere un’oncia della sua profondità. Le luci della ribalta non guariscono le ferite, anzi, semmai le esasperano ma tu, caro Corey, oggi ci hai dimostrato come si fa a trasmutare il dolore in bellezza; è un dono che non tutti possiedono, è una magia che pochi sanno compiere.

 

Emanuele Biani

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