SLASH FEAT. MYLES KENNEDY AND THE CONSPIRATORS + MAMMOTH WVH – Forum, Assago (MI), 22 aprile 2024: il nostro live report
SLASH FEAT. MYLES KENNEDY AND THE CONSPIRATORS + MAMMOTH WVH
Forum, Assago (MI), 22 aprile 2024
Parole di Fabio Meschiari
Foto di Davide Sciaky
Il maltempo e la pioggia di una giornata inclemente si abbattono sui malcapitati già dalla tarda mattinata cominciano ad affollare l’ingresso del Forum di Assago: segno che l’amore per Slash non è andato scemando con gli anni ed oggi si celebra nuovamente grazie anche alla band che lo accompagna ed al supporto fornito dai Mammoth di Wolfgang Van Halen.
Un’ottima risposta è quella che aspetta il figlio d’arte, intento con la propria band a suonare i brani dei primi due lavori in studio e non si può di certo dire che Wolfgang si risparmi. Il pubblico che non lo conosce è piacevolmente stupito dalla voce e dalla verve del figlio di Eddie, seguendo ogni sua evoluzione alla chitarra con gioia. Sei brani soltanto, di cui due dall’esordio, e la gioia nel vedere un hard rock di classe apprezzato in tale maniera ma se ci si trova di fronte a pezzi come I’m Alright o Don’t Back Down è tutto relativamente semplice. Da notare la resa sonora, già ottima fin da queste prime battute (cosa non scontata e decisamente rara), ulteriore “plus” che fa apprezzare il concerto, sperando in una pronta nuova calata italica per il gruppo.
Ma ecco che arriva il momento clou della serata ed alla spicciolata i musicisti salgono sul palco, davanti ad un semplice sfondo che riporta il nome della band e nulla più. Inconfondibile col suo cappello, gli occhiali a specchio e la fedele Gibson arriva Slash ed è subito un boato ad animare il pubblico. Quanti ricordi di tempi passati e quante canzoni ha continuato a regalare questo vero e proprio alfiere della sei corde, nella accezione di musicista rock blues come sempre meno ce ne sono. Ad accompagnarlo Myles Kennedy, voce straordinaria che ci metterà qualche brano per ingranare perfettamente, Frank Sidoris alla seconda chitarra (già nei Mammoth WVH), Brent Fitz alla batteria (con tanto di maglia degli Azzurri di calcio) e Todd Kerns al basso. Slash riesce a tenere il palco in maniera invidiabile durante tutto il concerto, due ore di febbrile rock dall’anima blues, infarcito di assoli (anche dilaganti come quello sul finale di Wicked Stone), a mò di antipasto per il nuovo album Orgy Of The Damned che fra poco sarà pubblicato per celebrare grandi classici formativi per il chitarrista, al secolo Saul Hudson. Se The River Is Rising è l’ideale apertura si prosegue fino ad arrivare Back From Cali, cantata a squarciagola dal pubblico a tal punto che Myles si sorprende per la partecipazione: da dire che la maggior parte delle t-shirt in giro stasera sono dei Guns ‘n’ Roses e degli Alter Bridge, dunque parecchi sono qui anche per Mr. Kennedy. Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, anci a Todd Kerns ogni merito: il bassista si cimenta alla voce per Always On The Run di Lenny Kravitz (composta anche da Slash) e successivamente sarà al centro della performance per la cover di Perfect Crime, portando in scena l’anima più punk del gruppo e Doctor Alibi, dimostrando con queste due prove al microfono la propria bravura tout court. Ma Myles è il cantante “ufficiale” e si cimenta alla grande in Starlight e Bent To Fly per dare il proprio meglio nel finale: due bis, aperti dalla cover di Rocket Man (Elton John, of course)in cui Slash suona la pedal steel guitar e la versione acustica è accompagnata da tastiere delicate e atmosfera intima per chiudere il tutto con Anastasia, le note di un trionfo sperato ma non preannunciato.
Il pubblico italiano ama Slash e questa sua incarnazione e lo dimostra con cartelloni pieni di amore per il gruppo, cartelloni che verranno esposti sul palco: ma è anche vero che Slash ed il resto della band amano l’Italia e vedere la grinta che mettono in ogni nota è veramente una soddisfazione. Qualche parola in più sul vero protagonista: un chitarrista dal valore assoluto immenso, dal suono e dallo stile riconoscibile, un assoluta icone del rock moderno. Per chiunque c’era è stata una vera gioia, per gli occhi e per le orecchie, uno di quei concerti che ti fa andare a casa sereno, con la pace e la gioia dentro. Impossibile chiedere di più.