Helloween + Sabaton + Beast in Black + Moonlight Haze – 27/08/2022 @ Ippodromo Snai (Milano): IL NOSTRO LIVE REPORT!

Helloween + Sabaton + Beast in Black + Moonlight Haze – 27/08/2022 @ Ippodromo Snai (Milano): IL NOSTRO LIVE REPORT!

HELLOWEEN + SABATON
+ Beast in Black + Moonlight Haze
27-08-2022 – Ippodromo Snai (MILANO)

Parole e foto di Paolo Manzi

È senza ombra di dubbio l’evento di fine estate, quello che molti power metallers attendevano con ansia da ormai 3 anni, tra il pubblico c’era infatti che ancora aveva il biglietto che riportava come special guest gli Hammerfall, che in origine avrebbero dovuto esibirsi in qualità di special guest. Invece, a forza di continui rinvii causa pandemia, l’onere e l’onore di supportare le zucche di Amburgo è toccato ai conterranei Sabaton. Band comunque di tutto rispetto che negli ultimi 20 anni ha saputo ritagliarsi una fetta di mercato e di supporter sempre più ampia tanto che, questa sera, avrebbe tranquillamente potuto concedersi il lusso di un concerto da headliner.
L’evento, visti location e numero di band in scaletta, assume i connotati di un piccolo festival, il fatto che si tenga di sabato aiuta e fa si che un gran numero di pubblico si riversi nell’ippodromo sin dall’orario di apertura.

Cosa sicuramente gradita agli opener Moonlight Haze, band nostrana i cui 2/5 della band , la vocalist Chiara Tricarico e il drummer Giulio Capone, arrivano dalla una band nota da tempo: i Temperance.
Con all’attivo 3 album in meno di quattro anni hanno già molto da proporre in sede live, lo show quindi parte senza troppi fronzoli, d’altronde in qualità di opener il tempo a disposizione è poco ed il quintetto lo sfrutta nel migliore dei modi sfoderando i brani più incisivi della loro discografia.
Da “The Nothing” in apertura, alla orecchiabile “Ad Astra” dove il pubblico risponde con un sonoro “Never Give Up, Never Give In” come richiesto dalla bella vocalist.
“We’llBe Free” brano tipicamente power ma caratterizzato da un ritornello dalle tinte epiche chiude questa breve ma ottima esibizione.

Si cambia di poco registro con i Beast in Black, un pò meno “seri” se vogliamo, più ironici e festaioli, soprattutto se prendiamo di mira il chitarrista Kasperi Heikkinen e la sua sgargiante chitarra verde fluorescente o il bassista Máté Molnár che sfoggia un basso a forma di diavolo, modello fumetto d’altronde l’autoironia è un marchio della band, eccezion fatta forse per il vocalist che prende la faccenda un pò più sul serio sfoggiando una voce talmente acuta che probabilmente anche i piccioni di piazza Duomo ne hanno risentito a livello uditivo.
Con un disco uscito in piena crisi covid “Dark Connection” inizia ora a beneficiare di un vero e proprio tour di supporto (anche se la band ha già annunciato e schedulato un tour invernale da headliner che toccherà anche il nostro paese).
Anche qui la set list è abbastanza risicata ma, come per la band precedente, anche i Best in Black riescono ad ottimizzare i tempi. Fanno invece un pò fatica a gestire gli spazi essendo un gruppo di “esagitati” ed il rischio di rimanere letteralmente impigliati nel filo spinato della trincea posizionata per i Sabaton a fronte palco è più che reale.
L’apertura è affidata a “Blade Runner” brano che apre anche il primo disco mentre si torna indietro di una release con la titletrack di “From Hell with Love”.
Ottima la risposta del pubblico che per un attimo sembra dimenticare che e cosa li aspetta tra poche ore.
“Beast in Black” è un ulteriore salto a ritroso nella discografia della band, che a questo punto ha in pugno l’attenzione del pubblico.
Ottima la chiusura con il duo “Blind and Frozen” e “End of the World”.

Solo dopo aver svelato la scenografia si ha compreso il senso di un cambio palco di circa 40 minuti, il set degli svedesi Sabaton era infatti composto da una vera e propria ricostruzione di una trincea della seconda guerra mondiale dove spicca l’ormai iconica batteria/carro armato. Al posto del classico backdrop recante logo o grafica dell’ultimo disco sono state proiettate immagini a tema con le varie lyrics.
E con “Ghost Division” inizia la battaglia narrata nei testi e dalla voce del simpatico Joakim Brodén, sempre troppo sorridente a mio avviso mentre narra di epiche battaglie e racconta la storia dell’Europa sconcuassata dai 2 conflitti mondiali. Da “The War to End All Wars”, ultima di Brodén e compagni, viene proposta “Stormtroopers”, una delle 4 song che vengono riprese nella set list odierna.
Poco prima del terzo brano, direttamente dalla prima guerra mondiale, viene portato sul palco la riproduzione di un biplano rosso è il preludio alla canzone che seguirà, “The Red Baron”, che narra le gesta del famoso pilota tedesco conosciuto come il Barone Rosso.
I ritmi sono serrati, gli orecchiabili ritornelli sono cantati all’unisono da band e pubblico, così il power/heavy che caratterizza tutta al discorgrafia almento tanto quanto le tematiche che hanno resto famosi i 5 scandinavi.
Si passa dalle guerre mondiali, dagli orrori alla tregua, con “Christmas Truce” ed il suo albero, non voluta durante il natale del 1914 quando entrambi gli schieramenti uscirono dalle trincee per scambiarsi gli auguri, alla storia della guerra di Svezia. Chiude il trittico “Primo Victoria”, accolta con un boato di consensi, la vichinga “Swedish Pagan” e “To Hell and Back”. Uno show come già detto in precedenza degno di un headliner. Ma, nonostante tre esibizioni di indubbio livello, il vero spettacolo deve ancora cominciare.

Una batteria montata su una zucca, siamo davanti agli Helloween, con una super formazione, tutti proprio tutti, l’omologo del Michael Schenker Fest o Avantasia, il top del top di quello che è il power metal che ha dominato le scene degli anni ’80.
Ad ogni membro, quando non collaborano esibendosi tutti assieme, viene concesso il proprio spazio. Si parte con l’ultima fatica “Skyfall” estratta dall’omonimo album “Helloween”, e così come nel disco che vede Kiske e Deris alternarsi alla voce e duettare nei ritornelli, anche in chiave live la situazine non cambia, una brano lungo ed intenso che anticipa quello che sarà uno spettacolo memorabile.
Subito a ruota un classico storico, “Eagle fly free” perfettamente eseguito da Kiske che riporta tutti indietro al glorioso tempo che fu ma che, a quanto pere, continua ad essere.
Ovviamente anche ad Hansen viene lasciato un momento di gloria, poco prima della metà del concerto quando attacca Walls of Jericho ed il medley “Metal Invaders / Victim of Fate / Gorgar / Ride the Sky”. Per molti il momento più alto di tutto il concerto che continua a mantenere ritmi serrati con “Heavy Metal is the Law”.
Così come, prima dei classici encore, “How Many Tears” regala una tripla performance vocale con Kiske, Deris ed ancora una volta il Nostro Kay Hansen.
Anche Michael Weikath, famoso per la sua espressione impassibile, verso la fine abbozzerà qualche mezzo sogghigno, interpretato da qualcuno come una sorta di sorriso. Mentre non si risparmia il bassista Markus Grosskopf con il suo strumento, manco a farlo apposta!?!?!, a forma di zucca.
La chiusura è affidata a “Perfect Gentlemen” seguita da due brani che non possono assolutamente mancare “Keeper of the Seven Keys” e la potentissima “I Want Out” cantata a squarciagola da chiunque, probabilmente l’hanno sentita distintamente anche al vicino stadio di San Siro dove si stava svolgendo la partita di campionato Milan-Bologna.

Non si pò che spendere belle parole per la serata appena conclusa, perfetta dal punto di vista del meteo che in origine dava temporali ed invece ha regalato una piacevole brezza, alla location ed infine al livello sempre alto mantenuto da tutte e quattro le band che si sono esibite.
Un concerto di questo livello resta impresso a lungo nelle menti e nei cuori di metallo di chi vi ha assistito.

Emanuele Biani

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