GHOST + Twin Temple + Uncle Acid And The Deadbeats – il nostro live report!
GHOST + Twin Temple + Uncle Acid And The Deadbeats
Imperatour – Europe 2022
Giovedì, 5 maggio 2022 – Mediolanum Forum – Assago (MI)
Parole di Fabio Meschiari – foto di Michele Aldeghi
Un giovedì sera di maggio decisamente uggioso, quello che accoglie il pubblico in direzione del Mediolanum Forum di Assago per la serata evento con Tobias Forge ed i suoi Ghost, accompagnati per l’occasione da due gruppi di supporto coi fiocchi. La sicurezza nel trovare coda in tangenziale verso il Forum fa finalmente pensare di essere tornati alla normalità, ricordandosi di tutti i concerti visti da queste parti e cancellando in un sol colpo un limbo di mesi passati senza avere la fortuna di presenziare ad uno spettacolo musicale dal vivo.
Il primo gruppo in scaletta è quello dei Twin Temple, entità che ruota attorno al duo formato dalla cantante Alexandra James e dal chitarrista Zachary James. Curiosa la loro proposta, una sorta di psychobilly dagli echi stregoneschi e doo-wop, sottolineato dal rituale che i due inscenano a sancire l’inizio e la fine della performance sonora. Il pubblico che li conosce è di sicuro soddisfatto, mentre chi ancora non ha avuto il piacere di approcciarsi al suono degli americani si ritrova a dimenare le anche e a farsi trascinare in una conscia e suadente discesa agli inferi. Promossi, nonostante qualche bizza di troppo per la voce di Mrs. James. In fondo, qualche peccato lo si deve pur fare, se si vuole trovare l’Oscuro Signore alla fine della via…
Si cambia totalmente registro ed è la volta di Uncle Acid And The Deadbeats, dall’Inghilterra. Un gruppo che per la maggior parte degli appassionati delle sonorità più acide e tossiche non ha certo bisogno di presentazioni, ma per sicurezza il gruppo dello Zio Kevin Starrs esibisce da subito il proprio biglietto da visita. Fin dalle prime note di Mt. Abraxas, infatti, si viene travolti da un suono grasso, caldo, saturo e ridotto all’essenzialità stessa della vibrazione cosmica più forte. Sciorinando per l’arco dei sette brani a disposizione un bagaglio fatto di riff penetranti e melodie classiche, la band culmina nel climax finale di I’ll Cut You Down e Melody Lane. Un’esperienza che mischia sapientemente anni ‘70, distorsione, percezioni amplificate e un immaginario variopinto, reso in musica da una delle band più apprezzate nel genere, se non la migliore in assoluto. Un grande concerto per un gruppo che conferma nuovamente il proprio ruolo di fuoriclasse all’insegna di un suono che penetra in ogni cellula ossessivamente, un mantra psichedelico dai connotati colorati e slabbrati.
Solo un mese e mezzo è passato dall’uscita di Impera e al riguardo si è ormai sentito tutto e il contrario di tutto.
D’altronde i Ghost, specie negli ultimi anni, sono stati capaci di dividere in maniera abbastanza netta il pubblico musicale di derivazione metal, riesumando le solite critiche.
“Eh, ma sono solo un baraccone per ragazzini”; “Eh, una volta sì che suonavano”; “Eh, ma non sono metal”… Poco importa il genere cui appartiene o meno un gruppo, se poi riesce a portare sul palco uno show come quello di stasera.
Quasi a confermare la natura di band poliedrica con tantissime frecce al proprio ideale arco creativo, lo show si mantiene in perenne bilico fra sfumature diverse, sempre ugualmente pompose, di arena rock, pop metal e momenti che non si riescono quasi a definire, se non come la giusta base per la voce suadente ed ammiccante di Tobias Forge.
Perché, alla fine, è chiaro che i Ghost sono Tobias e viceversa, sebbene i musicisti che lo accompagnano (ben nove persone si contano sul palco) siano assolutamente una parte necessaria allo show.
Ed allora via alle danze (macabre), quando un boato accoglie la caduta del telo che rivela una scenografia riproducente le sembianze di una cattedrale.
Da notare un parterre che, vuoi per le norme sanitarie ancora in atto, vuoi per una relativa mancanza sempre più endemica di pubblico, può definirsi tutt’altro che sold-out all’occhio (sensazione che si amplifica fino alla fine del concerto, per l’ammassarsi del pubblico fino alla linea del mixer).
Ma com’è stato rivedere i Ghost? Di sicuro un’esperienza che rimarrà impressa nella mente della maggior parte dei convenuti al conclave di questa sera, resisi conto del perfetto tempismo di questa gioiosa macchina da guerra musicale.
Niente è fuori posto e tutto è calcolato al millimetro, senza perdere in impatto e andando a dimostrare la maestria che il gruppo ha affinato album dopo album e tour dopo tour.
Più semplicemente, i Ghost si fanno portavoce della voglia di divertimento di un pubblico a volte troppo serioso ed impostato.
La fine dell’intro Imperium lascia il posto ad un terzetto quale Kaisarion, Rats e From The Pinnacle To The Pit.
Un assortimento che manda in visibilio i fan presenti al Forum, che sembrano seguire senza sosta le movenze ed i vocalizzi di Mr. Forge improvvisandosi cantanti per una sera.
Nonostante qualche imprecisione a livello acustico che accompagna i primi brani della scaletta, la professionalità dei Ghost e del proprio entourage (ringraziato in maniera estesa a fine concerto) riesce a tappare qualche falla che poteva pregiudicare l’atmosfera.
La musica, i lustrini, i cambi d’abito, i coriandoli e le salme riesumate (niente paura, si tratta di Papa Nihil per un assolo di sax), si sublimano nella voglia di stare e gioire insieme, ascoltando e cantando brani quali Mary On A Cross e Hunter’s Moon.
Tobias non si nega al pubblico, anzi gigioneggia in maniera sapiente intrattenendo conversazione con i suoi seguaci italiani, fomentando una sorta di sfida tra i propri fedeli famigli alle chitarre.
Una battaglia delle sei corde che arriva a far echeggiare le note di Funiculì Funiculà tra l’attonito pubblico del Forum…
Ma c’è ben di più della burla nello spettacolo di questa sera, e sicuramente i brani tratti dall’ultimo album, come Spillways e Call Me Little Sunshine, riescono ad accompagnarsi egregiamente a classici del passato quali Cirice e Ritual.
Si veleggia con vento in poppa verso un finale rappresentato da Miasma, Mummy Dust e Kiss The Go-Goat, quasi a convincere i più scettici del fatto che i Ghost non sanno scrivere “solo” canzonette (come se fosse poi facile…).
Arrivano anche i canonici bis, con una Enter Sandman che parte solo sulle note di piano e voce per diventare poi un vero e proprio fiume in piena di ortodossia Metallica (ovviamente con la M maiuscola).
Seguono le travolgenti super-hit Dance Macabre e Square Hammer, un invito alla comunione nel nome del Principe degli Inferi, accattivante come non mai quando si camuffa sotto le vestigia dei Ghost.
Un grande concerto che, insieme a tanti altri aspetti della vita quotidiana. speriamo possa segnare veramente un ritorno alla tanto agognata normalità.