LUPPOLO IN ROCK 2022 – il nostro live report!
LUPPOLO IN ROCK
Foto di Paolo Manzi
Che cosa serve per tenere un festival metal come si deve in Italia? Sembra che tutto l’entourage dietro al Luppolo In Rock lo sappia bene: il fatto di riuscire ad organizzare un’edizione del genere dopo il momento difficile passato per la musica (e non solo) dal vivo la dice lunga. Il parco Colonie Padane di Cremona si dimostra da subito una cornice fantastica dove affrontare questa tre giorni di concerti, nonostante il caldo torrido che flagella l’Italia in questo periodo. Un comodo parcheggio, un’area attrezzata per le tende, una piazza naturale che vede la presenza di svariati postazioni in grado di fornire cibo e birra nella più classica tradizione festivaliera, ma questa volta con il fondamentale contributo dell’agognata ombra. Già, perché anche l’area adibita ai concerti può far godere i convenuti con il riparo dal solleone e, con queste prerogative, il Luppolo In Rock non può già che instradarsi verso il successo…
SECONDA GIORNATA
Ed i primi temerari che affrontano la seconda giornata del festival vengono subito ripagati col doom degli Shores Of Null, veramente encomiabili nel proporre la loro musica nella mezz’ora a disposizione, col pubblico che non sa se esporsi al sole per sbriciolarsi come vampiri o rimanere all’ombra. Di certo molti prendono coraggio e danno supporto al gruppo, che non si risparmia e si rivela essere una realtà solida ed assolutamente da non sottovalutare nel panorama italiano (con tanto di Elisabetta Marchetti degli INNO come ospite): professionalità e grinta, oltre alla qualità intrinseca della proposta, che riescono a far breccia anche nel cuore di chi ancora non li conosce e, nonostante qualche suono ancora da tarare nella maniera migliore, i romani escono con giudizi positivi dal palco.
Una breve pausa, con il sole che non accenna a diminuire la propria morsa, ed ecco che si palesano sul palco i Novembre, capitanati dal carismatico Carmelo Orlando alla voce: di sicuro stiamo parlando di un gruppo che ha fatto conoscere la parola “doom” a molti ascoltatori italiani, grazie alla musica ed alla magia che attraverso gli anni il gruppo è riuscito a perpetrare attraverso lavori in grado di legare fra di loro potenza e malinconia. Ed anche oggi i Novembre riescono nell’intento, riuscendo a trascinare sotto al palco ancora più gente rispetto a prima ed è un vero e proprio momento magico per tutti coloro che si fanno ammaliare da queste melodie. Un gruppo assolutamente fondamentale e che riesce a cullare dal vivo come su disco con un insieme di magia e atmosfera più unico che raro.
Nella giornata di oggi si sarebbero dovuti esibire i Katatonia ma a causa di scioperi aerei è saltato il concerto per Jonas Renkse e compagni: cosa si fa in casi come questi, quando molta gente sarebbe venuta specialmente per loro, per gli headliner? Basta chiamare i Fleshgod Apocalypse in extremis e loro, di ritorno dal Gefle Metal Festival in Svezia riescono ad essere qui oggi per sopperire alla mancanza. Già un gruppo così sarebbe da applausi e la grinta di Francesco Paoli (finalmente operativo dopo il brutto incidente di qualche tempo fa) e compagni in costume (purtroppo per loro non da bagno) aggiunge benzina sul fuoco facendo consumare ancora più energia ai presenti. Di nuovo da sottolineare la presenza di Elisabetta Marchetti come ospite, contentino per ovviare alla mancanza di Veronica Bordacchini. Una performance che sottolinea in pochi, “semplici” passi, le capacità in seno al gruppo e poco importa citare i brani che i Fleshgod Apocalypse sciorinano in maniera instancabile. Applausi a scena aperta (e giustamente anche al di fuori della performance) per il gruppo, capace di essere un cero e proprio caposaldo del metal nostrano in campo internazionale: come mai? Basta leggere poco sopra…
I Moonspell amano l’Italia e viceversa. Fernando Ribeiro e soci hanno sempre avuto un legame particolare col nostro Paese e “l’onda lunga” mediterranea viene confermata anora oggi grazie ad un concerto che vede la band co-headliner. Suoni perfetti, presenza scenica data dalla lunga militanza sui palchi ma allo stesso tempo ammantata da una teatralità che rende brani quali In And Above Men, The Last Of Us e The Greater Good veri e propri cavalli di battaglia che buona parte del pubblico intona seguendo la voce di Fernando ed il resto del gruppo. Ed allora ben venga, seppur consapevoli che la presenza dei Katatonia sarebbe stato l’ideale coronamento della giornata, sapere che i Moonspell riescono a suonare un po’ di più e la forza di brani come Mephisto ed Alma Mater sancisce il definitivo trionfo per i lusitani. Sempre un piacere avere la possibilità di vedere gruppi come questo dal vivo.
Ed ecco che anche i Leprous assumono lo stesso status di chi li ha preceduti sul palco, seppur ad onor del vero sembra che in molti dei presenti oggi non li abbiano “nelle proprie corde”. Poco male perché il concerto che Einar Solberg e talentuoso seguito riusciranno a fare sarà davvero qualcosa di assolutamente notevole. Tutto ruota intorno alla voce del già citato cantante ma se qualche anno fa ci si trovava di fronte ad un gruppo statico sul palco, ora ci sono scambi, movimenti e tutto ciò che rende l’esperienza del concerto degna di essere vista dal pubblico. Sbavature strumentali e vocali non pervenute, nemmeno quando ci si trova di fronte a brani difficili quali Below, Running Low e From The Flame. Luci essenziali (ed in grado di far imprecare ben più di un fotografo) sottolineano le melodie dei Leprous che, complici suoni decisamente tendenti alla perfezione, riescono a conquistare anche i più restii alla proposta del gruppo. Addirittura Einar intrattiene qualche dialogo col pubblico, nonostante dalla sua non abbia un humour propriamente adatto alle nostre latitudini, ma pazienza, l’importante è ciò che avviene quando canta accompagnato dal resto del gruppo. Un concerto soddisfacente sotto tutti i punti di vista che segna il trionfale secondo giorno del festival. (parole di Fabio Meschiari)
TERZA GIORNATA
La terza ed ultima giornata del Luppolo In Rock corona il totale trionfo di un festival di cui davvero si sentiva la mancanza, in particolar modo dopo questi ultimi anni lontani dai concerti. Prima ancora di cercare di descrivere quali band hanno suonato e come lo hanno fatto, chi scrive ritiene sia importante mettere in evidenza davanti a cosa si sono trovati tutti gli avventori del Festival. Innanzitutto il Parco ex Colonie Padane di Cremona è un posto che si presta alla perfezione per un evento come questo, con parcheggi vicini e meno vicini (ma mai troppo lontani), un po’ di verde che non guasta mai e un’atmosfera davvero amichevole. Entrando nella zona ristoro di fronte all’ingresso, si viene accolti da un profumo assassino di carne alla griglia e ci si trova dinnanzi ad un braciere medievale in cui ogni ben di dio viene messo sopra un fuoco costantemente acceso.
Lo staff, sempre gentilissimo e disponibile, allo stand delle birre lì vicino, ci mette davanti ad una fila di birre artigianali prodotte da un microbirrificio tedesco e brandizzate Luppolo in Rock, una più buona dell’altra, ad un prezzo più che onesto (6 euro) vista la qualità del prodotto. Sempre meno dei 7-8 euro dei grossi festival italiani da poco trascorsi per bere un bicchiere di birra annacquata ed insapore! Ultimo, ma non per ultimo, il braccialetto per poter uscire e rientrare: questo leggendario ornamento odiato dagli organizzatori di eventi e additato come espediente losco e fuorilegge, stranamente qui ha funzionato in modo perfetto ed ha permesso a tutti i presenti di poter uscire per riposarsi, rifocillarsi, fare due chiacchiere e visitare i vari stand di dischi, vestiti e quant’altro.
Parlando con tanti ragazzi presenti, l’andazzo generale era di non trovarsi ad un festival con la sensazione di essere soltanto dei poveri polli da spennare con cifre assurde anche solo per una bottiglietta d’acqua, l’attenzione per il pubblico al Luppolo In Rock non si può mettere in discussione. Un Festival fatto da fans per i fans. Ed in mezzo a questo contesto, prima dell’inizio ufficiale dei concerti, si è svolta la presentazione del nuovo libro Hardware curato dal giornalista e penna storica del metal Alex Ventriglia ed edito da Tsunami Edizioni. Un po’ di cultura prima di lasciarsi andare al pogo più sfrenato!
Finalmente inizia l’ultima giornata del Luppolo In Rock, che ha ospitato serie di band che hanno tenuto alta la bandiera del metallo, a partire dagli italiani Skanners, con il loro classic metal potentissimo. I nostri, capitanati da un incontenibile Claudio Pisoni, vero mattatore dello spettacolo, hanno snocciolato una serie di classici, da We Rock The Nation a Metal Party, passando per Factory Of Steel, che hanno letteralmente incendiato tutti i presenti, compresi i più irriducibili sotto il palco che hanno sfidato il sole ed il caldo torrido per supportare al massimo la band di Bolzano.
Segue a ruota un’altra istituzione del metal italiano, gli Extrema, anche loro chiamati a fare il loro dovere ad un orario difficile soprattutto per le temperature improponibili. Anche Tommy Massara e compagni hanno tenuto alta la bandiera tricolore a suon di bordate thrash metal senza tanti complimenti. Alcuni tra i migliori brani sono stati proposti, tra cui anche i più nuovi come Headbanging Forever, con i presenti nelle prime file tutti esaltati. Come nota a margine, un po’ di gossip, il cantante Tiziano “Titian” Spigno ha raccontato dal palco che il concerto in corso era il primo dopo le sue recenti nozze. Congratulazioni quindi a Tiziano e consorte!
Terminati i gruppi di casa, ci spostiamo negli Stati Uniti per assaporare la tripletta finale di band provenienti dal nuovo continente che, del thrash metal, hanno fatto scuola. La mancanza di Lee Altus, che per problemi di natura famigliare non ha potuto partecipare al tour europeo, in realtà non rovina la festa, anzi sprona la band a dare il massimo per sopperire a questa pesante assenza. The Rotting Sphere, The Blight e The Black permettono agli Heathen di scaldarsi a dovere e picchiare quanto basta i loro strumenti. La resa sonora non è stata delle migliori, l’equilibrio dei suoni sarebbe stato da rivedere, nulla di eccessivamente grave comunque. Control By Chaos, Empire Of The Blind, Hypnotize vengono suonate a tutta potenza e contraccambiate dal supporto dei ragazzi presenti.
Giusto il tempo per un altro paio di buone birre artigianali ed eccoci di nuovo sotto al palco per accogliere gli Exodus. Quando Gary Holt si presenta sul palco è putiferio puro, degna accoglienza per una leggenda del metal. Tom Hunting non perde tempo ed inizia a pestare sulle note di The Beatings Will Continue (Until Morale Improves), A Lesson In Violence e Blood In, Blood Out, un trittico letale che letteralmente pettina tutto il pubblico. Gli Exodus sono violenza pura, un enorme muro di suoni che colpisce forte come un carro armato, dalla prima all’ultima nota. Ed è proprio questa caratteristica che probabilmente li ha estromessi dai Big Four in termini di vendite, Holt e soci se ne fregano da sempre di inserire melodie più orecchiabili nella loro musica che da un lato permetterebbero alla band qualche soddisfazione commerciale in più, ma dall’altro andrebbe contro la loro filosofia personale. Quasi superfluo dire che durante l’esecuzione di Bonded By Blood si è scatenato l’inferno, con Holt impegnato a macinare riff, Hunting autore di una performance grandiosa nonostante tutti i suoi recenti problemi di salute e Steve “Zetro” Souza impegnato a fare il mattatore. Un concerto devastante, da veri headbangers!
Il gran finale della giornata, a cui dalle informazioni raccolte in giro avrebbero partecipato ben oltre duemila persone, è ovviamente affidato ai Testament. La musica di sottofondo si abbassa, dietro la batteria appare Dave Lombardo che al solo cenno con un braccio scatena urla di devozione da parte dei presenti. Rise Up, The New Order e The Pale King mostrano una band in forma strepitosa, d’altro canto la line-up è veramente stellare. Alex Skolnick compie prodigi con la sua chitarra, dimostrando una classe disumana nel suonare il suo strumento con grande tecnica e feeling. Steve Di Giorgio non è da meno. Il suo martellare il basso fretless è ormai un marchio di fabbrica. Parlando di batteria, Gene Hoglan non era certo l’ultimo arrivato, ma Lombardo non lo fa per nulla rimpiangere, il suo stile è sempre riconoscibile e vederlo suonare con così tanta potenza e dinamismo ci lascia a bocca aperta. Il gigante Chuck Billy trasuda carisma, solo la sua presenza sul palco riesce ad esaltare i ragazzi che assistono e la sua voce non mostra segni di cedimento. Potremmo citare canzoni come Souls Of Black, Into The Pit, D.N.R., ma tutto il concerto nella sua totalità è stato un’esperienza grandiosa dall’inizio alla fine. I Testament hanno rappresentato la consacrazione definitiva, il trionfo del Luppolo in Rock Festival, che da oggi si può considerare a tutti gli effetti uno degli eventi imperdibili insieme ad altre manifestazioni sulla carta più blasonate, ma che in pratica avrebbero da imparare da questi volenterosi ragazzi. (parole di Andrea Raffaldini)